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Lunedì, 28 Dicembre 2020 22:39

Intervista al Presidente: Milano e una epidemia che non dà tregua

Nel mese di dicembre, il Presidente dela Croce Rossa di Milano, Luigi Maraghini Garrone, è stato intervistato per il "CRIROMA magazine", il bimestrale del Comitato CRI dell'Area Metropolitana di Roma, in merito alla gestione dell'emergenza Covid-19 nel capoluogo lombardo. L'intervista: 

La Croce Rossa di Milano dal mese di marzo di quest’anno, sta gestendo in prima linea questa enorme emergenza Covid-19. Qual è il sentimento comune tra i volontari? Paura, stanchezza o al contrario, voglia di esserci e di non mollare?

Non direi che si tratta di sentimenti contrastanti. Posso dire che la stanchezza convive con la voglia di esserci e di mettersi al servizio della comunità. E la paura è un sentimento che accompagna ognuno di noi, ma che convive con la consapevolezza della nostra professionalità, della formazione e, mi lasci dire, anche grazie alla consapevolezza della forza del nostro emblema. Stiamo vivendo un momento difficile in tutto il Paese e Milano è oggi il centro di una epidemia che non dà tregua. Noi tutti, sia come cittadini che come volontari, siamo chiamati a una grande prova di responsabilità e di impegno per il bene comune.

Come Presidente le è capitato di sentirsi sopraffatto da tutte le responsabilità di questo lungo e complicato periodo?
Ho la fortuna di essere affiancato da una squadra di persone di grande valore, sia umano che professionale. Il sistema di risposta all’emergenza si avvale a Milano di competenze che rendono meno complicato e difficile il ruolo che ricopro. L’enorme responsabilità che sento e che sentiamo, come Consiglio Direttivo, verso tutti i nostri volontari e operatori, ci guida nel cercare di migliorare ogni giorno le nostre strategie di intervento.

Secondo lei, infonde coraggio essere considerati eroi in un momento in cui comunque ci si sente fragili e vulnerabili?
I nostri volontari e i nostri operatori sono persone che aiutano altre persone con dedizione, impegno, coraggio e spirito di sacrificio. Ma non hanno nessun super potere, ed è proprio questo che li rende eccezionali. E non dimentichiamoci che dietro ogni storia di impegno, dietro ogni donna e ogni uomo della Croce Rossa, c’è una famiglia che la e lo sostiene, ci sono gli affetti più cari, gli amici. Ognuno di noi è parte di una comunità più ampia ed è frutto della forza di questa comunità. Nel nostro impegno quotidiano ci aiutano gli occhi delle persone di cui ci prendiamo cura, il sorriso sotto le mascherine, i gesti di gentilezza che le persone sempre più spesso ci rivolgono: un cioccolatino, un biglietto di ringraziamento, il disegno di un bambino. Proprio poco tempo fa un nostro soccorritore è stato avvicinato da un bambino che gli ha regalato una scatola di cioccolatini per ringraziarlo di essere venuto a prendere il nonno e portarlo in ospedale. Ecco, in quel gesto, forse sì, c’è tutta la forza di un piccolo eroe.

I rapporti con la Protezione Civile sono sempre stati fondamentali nelle attività della Croce Rossa: cosa può dire al riguardo dopo questa esperienza?
La collaborazione con le Istituzioni, la Protezione Civile in primis, si è riconfermata in questa emergenza, a dimostrazione del ruolo strettamente sinergico - e, appunto, ausiliario - della nostra organizzazione. Ma in questa emergenza è chiaramente emersa, almeno a Milano, la possibilità per la Croce Rossa di essere “piattaforma di sistema”: capace non solo di supporto operativo ma anche di mettere in relazione privato, sociale, profit, istituzioni, Stato e cittadini. La credibilità del nostro emblema e della nostra organizzazione verso tutti questi stakeholder ci ha permesso di supportare il Comune di Milano nell’intercettazione di risorse per il Dispositivo di Aiuto Alimentare (che ha garantito supporto a oltre 6.500 famiglie in forte difficoltà) che altrimenti non si sarebbero intercettate in tempi brevi. In altre parole, la Croce Rossa ha sviluppato non solo la capacità di fare, ma anche di far sì che le cose accadano.

Quanto conta in questi momenti critici sentirsi “una squadra”? E quanto conta “esserci” in questo momento?
Esserci è fondamentale. È la nostra stessa storia che ci porta ogni giorno nelle strade della città a servizio dei cittadini. Come ha avuto modo di dire il Presidente Nazionale CRI, Francesco Rocca, stiamo vivendo una nuova Solferino e tutti siamo chiamati a non voltare le spalle a questo dramma mondiale. Perché ognuno di noi può fare qualcosa. E ognuno di noi, in base alle proprie competenze, è indispensabile. Solo lavorando insieme possiamo sperare di uscire da questa situazione. E potremo dire di esserci riusciti solo se saremo capaci di non lasciare indietro nessuno.

Per evitare situazioni di burnout per i volontari, avete previsto momenti di defusing e debriefing? È attivo un servizio di sostegno psicologico per i volontari e come funziona?
Alcuni effetti non si possono evitare, ma si possono certamente alleviare. Sia la Croce Rossa di Milano che il Comitato CRI della Lombardia hanno attivato un sostegno psicologico per volontari e dipendenti per aiutarli ad affrontare le difficoltà nel lavoro e nel privato. La gravità del compito a cui siamo chiamati si somma infatti alla situazione che ognuno di noi sta vivendo nel quotidiano, all’interno delle nostre famiglie e della cerchia degli affetti. Lo smarrimento che ognuno di noi prova di fronte alla enormità di questo nemico invisibile si può e si deve affrontare anche con il sostegno di professionisti capaci di individuare e sciogliere i nodi che si formano tra il cuore e la mente.

L’esperienza del volontariato temporaneo ha riscosso in tutta Italia un grandissimo successo. Quanti volontari temporanei avete accolto tra di voi?
Il volontariato temporaneo è stato fondamentale per garantire una risposta alla prima ondata dell’epidemia e soprattutto per rispondere ai bisogni della popolazione più fragile. Abbiamo ricevuto oltre 2.000 disponibilità e abbiamo poi dovuto selezionare 450 persone che sono state importantissime nelle operazioni di reperimento e distribuzione di derrate alimentari, che nella prima ondata sono state fondamentali per rispondere agli effetti del lockdown. Un percorso, quello del volontariato temporaneo, che è poi proseguito e ha portato una cinquantina di loro adavvicinarsi in modo stabile alla Croce Rossa come volontari effettivi.

Quale sarà la prima cosa che farà quando l'emergenza cesserà e il Covid non farà più paura?
Due cene: una con tutta la famiglia e una con gli amici di una vita. Perché un Presidente è una persona come tutte e soffre come tutti le limitazioni che questa pandemia ci ha imposto.

 

Scarica l'estratto del CRI Roma Magazine

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